Mise, gli incentivi alla geotermia tradizionale verranno inseriti nel decreto Fer 2
Si è concluso con l’apertura di spiragli positivi il tavolo convocato ieri al Ministero dello Sviluppo Economico (Mise) sugli incentivi per la produzione di energia elettrica da geotermia, inaugurando il confronto con la Regione Toscana, il Consorzio per lo sviluppo delle aree geotermiche (CoSviG) e i Comuni sedi d’impianto dopo l’incontro interlocutorio del marzo scorso. La geotermia è stata infatti esclusa dal rinnovo degli incentivi previsto nel decreto Fer 1 – ad oggi quelli dedicati alla geotermia vengono stimati dal Gse in 96,8 milioni di euro per l’anno in corso, circa il 2% di tutti quelli erogati alle rinnovabili non fotovoltaiche –, ma dal Mise hanno assicurato che ne verranno introdotti di nuovo all’interno del decreto Fer 2 in fase di elaborazione.
«La proposta illustrata ieri dal Mise è un buon punto di partenza che fa essere moderatamente ottimisti – commenta Emiliano Bravi, presidente CoSviG – Il sottosegretario Crippa ha dimostrato una positiva apertura al confronto, ma per arrivare alla soluzione finale il percorso è ancora lungo».
Il principale elemento di novità emerso ieri è che «la geotermia tradizionale verrà inserita nel Fer 2, ma per avere accesso agli incentivi – argomenta Bravi – dovranno esserci miglioramenti sotto il profilo emissivo e più in generale dell’impatto ambientale: da questo punto di vista il Mise ha preso la nuova legge toscana come punto di riferimento, a dimostrazione di come l’iniziativa della Regione sia all’avanguardia». Più nel dettaglio, dal ministero ritengono incentivabile sia la coltivazione della geotermia con totale reiniezione dei fluidi – dove tecnicamente possibile –, sia quella tradizionale dove sono possibili innovazioni che consentano il drastico abbattimento degli impatti ambientali (che già oggi vengono comunque regolarmente monitorati dagli enti preposti e non mostrano affatto dati allarmanti, come affermano sia dal Cnr sia gli ultimi studi scientifici condotti in materia).
Riguardo alla migliori tecnologie disponibili necessarie allo scopo «il Mise ha affermato di essere interessato, più che alle modalità, ad incentivare il raggiungimento dell’obiettivo finale, ovvero il miglioramento degli impatti ambientali – continua Bravi – Se ieri si è parlato, ad esempio di torri a secco, abbiamo voluto portare avanti una nostra linea, secondo cui, indipendentemente dalla tecnologia applicata per la geotermia tradizionale l’incentivo deve essere legato al risultato finale. Anche perché ogni tecnologia ha i suoi pro e contro: per le torri a secco ad esempio il guadagno sta nel profilo emissivo, ma, di contro, si ha un maggior consumo di suolo e rumorosità, oltre, naturalmente, al consumo di energia necessario per alimentare le ventole di raffreddamento».
Quello che porterà al decreto Fer 2 è dunque un percorso in divenire: «Per i prossimi step il sottosegretario Crippa ci ha informato di voler mantenere attivo il confronto solo con la Regione Toscana, ma come Consorzio abbiamo detto e lo ribadiamo oggi – sottolinea Bravi – che vogliamo essere protagonisti e partecipare, perché rappresentiamo l’anello di congiunzione tra la comunità locale e la Regione, e abbiamo ormai maturato un’esperienza trentennale che può essere utile a tutti per trovare la soluzione e gli equilibri migliori. Vogliamo che nel più breve tempo possibile le operazioni partano concretamente, perché dietro c’è un’economia che non è solo quella del player: personalmente non sono né pro né contro Enel, sono per lo sviluppo del territorio».
Uno sviluppo che troverà nei prossimi giorni una nuova e importante occasione di confronto nell’ambito del Consiglio regionale straordinario in agenda a Larderello per il 1 agosto: «Alla Regione e al presidente Giani che hanno accettato l’invito rivolto dai cittadini di GeotermiaSì va il nostro plauso, dimostrano attenzione alla comunità locale. Spero vivamente che tutti abbiano capito che la geotermia è una risorsa per i territori locali, per la Toscana e l’Italia intera. L’importante – conclude Bravi – è che si tratti di un Consiglio aperto al confronto e che ognuno metta da parte eventuali stilismi politici, da una parte e dall’altra: lottiamo tutti per lo stesso obiettivo, ovvero lo sviluppo di queste zone».
fonte greenreport.it